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L'area infatti, riconosciuta come area prioritaria all'interno del processo di conservazione ecoregionale del WWF internazionale, riveste una grande importanza per la presenza di numerose specie di uccelli, mammiferi, anfibi e rettili, oltre che importanti specie vegetali. Tra le molte specie di interesse conservazionistico sono presenti la lontra, il lupo, il gatto selvatico e il capriolo italico, la cicogna nera, il picchio rosso mezzano, rapaci come il capovaccaio, il nibbio reale, il lanario e endemismi floristici, ovvero specie presenti solo in quest'area, tra cui la Primula di Palinuro. L'area occupa una superficie di ben 441.000 ettari e ospita anche una rete idrografica superficiale di estremo valore con corsi d'acqua come il Sele, il Calore, il Basento, l'Agri e l'Ofanto. L'iniziativa sarà avviata con la costruzione di una partnership scientifico-tecnico-istituzionale, per la realizzazione di un piano organico di riferimento per la conservazione della biodiversità di questo prezioso e cruciale territorio. In questo modo sarà possibile massimizzare le funzioni ecologiche dell'area, in modo da assicurare anche il suo ruolo di connessione tra i tre grandi Parchi Nazionali, le riserve naturali e i siti Natura 2000. L'applicazione della metodologia proposta permetterà di individuare in maniera coordinata e condivisa i "valori di biodiversità", cioè le specie e gli habitat prioritari, per poi passare all'esame dei fattori di minaccia, per arrivare infine a individuare gli interventi di conservazione da mettere in campo. Il progetto prevede inoltre la promozione dell'"identità geografica" dell'area, un territorio di valori sociali, ecologici e economici. L'obiettivo è quello di creare una riconoscibilità dell'area che vada al di là dei confini amministrativi, come già avviene per altre aree come le Dolomiti, le Langhe o la Maremma.